Gli effetti dei forti terremoti possono essere anticipati

Sapere che sta per arrivare un forte terremoto con un anticipo di una manciata di secondi, forse non è una gran bella notizia, ma almeno c’è il tempo per ripararsi dalla caduta dei calcinacci o da più gravi conseguenze sotto un architrave o una scrivania, per fuggire fuori da un edificio poco sicuro, per fermare un treno ad alta velocità o l’erogazione del gas. Questa possibilità già allo studio in diversi paesi sismici, conosciuta come “Early Warning”, ha appena conosciuto nuove prospettive grazie alla ricerca di un gruppo di geofisici dell’Università di Napoli e dell’INGV, in stampa sulla rivista internazionale Geophysical Research Letters (in uscita il 15 dicembre 2006).
Analizzando i segnali sismici di oltre duecento terremoti compresi fra le magnitudo 4.0 e 7.4, avvenuti nella regione mediterranea, Aldo Zollo, Maria Lancieri, Stefan Nielsen hanno scoperto che i primi secondi di segnale consentirebbero di stimare con un certo anticipo la magnitudo di un terremoto sul nascere, guadagnando tempo prezioso: Il preavviso di una scossa distruttiva potrebbe essere anticipato di qualche decina di secondi.
Dall’ipocentro del terremoto, spiegano i ricercatori, partono due diversi tipi di onde: le onde primarie, dette anche P, che arrivano per prima viaggiando a una velocità di 6,5 km al secondo e sono solitamente meno dannose. Poi arrivano le onde secondarie più lente, viaggiando a una velocità di 3,5 km al secondo, e sono più distruttive. Se, per fare un esempio concreto, il centro abitato che viene raggiunto da queste onde si trova a 65 km dall’origine del terremoto, ciò vuol dire che si possono sfruttare i quindici secondi di tempo che intercorrono fra l’arrivo delle primarie e quello delle secondarie per mettersi a riparo. Naturalmente questa possibilità presuppone la messa a punto di un sistema di allertamento rapido, che come hanno suggerito gli stessi studiosi, potrebbe consistere in messaggini sms, segnali acustici di allarme, o il blocco automatizzato di sistemi sensibili come ascensori, treni veloci, centrali elettriche, ecc...
Un sistema di allarme rapido di questo tipo presuppone anche una capillare informazione ed educazione ai comportamenti più corretti da tenere nel corso dell’emergenza.

Sonia Topazio

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Sonia Topazio (Capo Ufficio Stampa Ingv)
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C.S. del 13 dicembre 2006


Terremoto nel Mar Tirreno del 26 Ottobre 2006 alle ore 16:28

Il terremoto è avvenuto nel Tirreno meridionale, 20 km a sudest dell’isola di Stromboli, a una profondità di circa 210 km. La magnitudo dell’evento è pari a 5.7. La forte magnitudo ha causato un risentimento molto esteso in tutto il Sud Italia, ma la elevata profondità ha sicuramente attenuato i possibili effetti del terremoto.

La zona del Tirreno meridionale non è nuova a questi eventi. In quest’area si registrano ogni anno centinaia di piccoli terremoti a profondità compresa tra 10 km (intorno alla Calabria) e 500 km (nel Tirreno centrale). Il terremoto di oggi si colloca esattamente lungo la zona di approfondimento degli eventi, causato dalla “subduzione” della placca Ionica al disotto della Calabria e del Tirreno.

Generalmente questi terremoti si presentano come scosse isolate. Non sono state registrate repliche al momento (18:00 italiane). Considerata la profondità del terremoto, non c’è rischio di tsunami.



Alessandro Amato
Direttore del Centro Nazionale Terremoti

C.S. del 26 ottobre 2006


Terremoto nel Pacifico Meridionale del 28/09/2006

La rete sismica dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha registrato alle ore 08:22 ora italiana una scossa di terremoto di mb 6.7.

L'epicentro è stato calcolato a 290 km a sudovest delle Pago Pago nelle isole Samoa, nel Pacifico Meridionale e a 195 km dalla città di Hihifo nelle isole Tonga.

Il terremoto ha avuto luogo ad una profondità di poco superiore ai 40 km.

Paolo Favali
(funzionario di sala sismica)


C.S. del 28 settembre 2006


 Terremoto di Java del 17 Luglio 2006

Una forte scossa sismica ha interessato la regione di mare a Sud dell’Isola di Java alle ore 8:19 (Tempo UTC) di oggi, 17 Luglio 2006. L’evento ha avuto una magnitudo (Richter) pari a 7.2 ed è avvenuto in una zona di subduzione in cui la placca Australiana sprofonda al di sotto della placca Eurasiatica. Le coordinate epicentrali sono: latitudine 9.30 sud, longitudine 107.35 est. La profondità dell’evento è presumibilmente inferiore ai 50 km. L’evento potrebbe aver prodotto onde di tsunami localmente lungo le coste dell’isola di Java e dell’isola Christmas, anche se in misura ridotta.

Nelle ore successive, l’evento è stato seguito da altre scosse di magnitudo più bassa. Tra queste le più forti hanno avuto valori di magnitudo intorno a 6.


Il Funzionario di Turno
Massimo Di Bona



C.S. del 17 luglio 2006


La Cultura del Terremoto

L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Ingv -  ringrazia tutti i cittadini delle regioni (Puglia, Basilicata, Marche, Campania) che hanno collaborato con l’Ente di ricerca compilando il questionario on line
http://www.ingv.it/%7eroma/attivita/pererischio/macrosismica/macros/questionari/questit.html

I dati forniti dai cittadini sono serviti a descrivere le caratteristiche delle scosse sismiche avvertite dalla popolazione in occasione del terremoto di magnitudo 4.9 avvenuto nel Gargano il giorno 29 maggio 2006 alle ore 04.20.

Questa collaborazione è per noi preziosa per definire la distribuzione degli effetti del sisma sul territorio e capire come risponde il terreno al passaggio delle onde sismiche.

Vedi mappa

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C.S. del 30 maggio 2006


Terremoto

Una scossa di terremoto da 6.2 Richter devasta la città di Yogjakarta alle ore 22.53 UTC.

La placca indo-australiana sprofonda sotto quella eurasiatica proprio in corrispondenza delle isole di Sumatra, Giava e Sonda.

Le coordinate epicentrali sono: 7.955 Sud, 110.430 Est.

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C.S. del 27 maggio 2006


Terremoto Taiwan del 1 aprile 2006

La costa sud-occidentale dell'isola di Taiwan è stata colpita alle ore 12:02 italiane (le 6 del pomeriggio, ora locale) da un forte terremoto di magnitudo 6.1. Secondo le prime stime, l'epicentro è stato localizzato nella crosta, 20 chilometri a nord della città costiera di Tai-tung, 8 chilometri a E di Yungkang. L'area, attraversata da un sistema di faglie trasformi, è usualmente soggetta ad un'intensa attività sismica, con una media che supera i 2 terremoti crostali di magnitudo uguale o superiore a 5 ogni anno.
Il 28 settembre 1999 l'isola di Taiwan fu colpita da un devastante terremoto di magnitudo Mw 7.7. A seguito di quell'evento l'Accademia Cinese di Taiwan realizzò, con la collaborazione dell'Ufficio Meteorologico Centrale, l'installazione di una rete di sismografi a larga banda, già iniziata nel 1995, che conta oggi circa 40 stazioni di osservazione sparse su un territorio che copre una superficie di area otto volte inferiore alla superficie italiana.

Il Funzionario
Francesco Mele


C.S. del 1 aprile 2006


Terremoto in Iran del 31 marzo 2006

L’Iran è stato colpito questa notte, alle ore 4:47 locali (ore 1:17 UTC, 3:17 italiane) da un terremoto di magnitudo mb=5.7 . Il terremoto era stato preceduto alle 19:36 UTC del 30 marzo (le 23:06 locali) da una scossa di magnitudo Mb=5.2 ed è stato seguito da numerose scosse delle quali le più forti sono accadute alle 5:01 locali (mb=5.1) e alle 15:24 locali (Mb=4.8).
L’area colpita dalla sequenza è situata nella parte centro occidentale dell’Iran, circa 45 chilometri a Est-NordEst di Khorramabad, 335 chilometri a SudOvest di Tehran, lungo un fronte compressivo e un complesso sistema di faglie generati dalla collisione/subduzione della zolla Arabica con la zolla Euroasiatica.
Sebbene la sequenza di terremoti debba essere considerata di entità moderata, si ha notizia di danni e vittime dovuti probabilmente alle caratteristiche abitative dell’area.
L’intero stato dell’Iran è collocato lungo la fascia attiva Alpino-Himalaiana ed è soggetto ad un alto potenziale sismogenetico dovuto alla collisione delle placche Arabica ed Euroasiatica. I terremoti di ieri ed oggi si collocano in una fascia con densità media di terremoti di magnitudo uguale o superiore a 5 pari ad almeno 1 all’anno.

Il Funzionario
Francesco Mele


C.S. del 31 marzo 2006


Sequenza Sismica Golfo di Milazzo 27 Febbraio 2006

L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia comunica che alle 05:34 italiane si è verificato un evento di Magnitudo 4.5 Richter con epicentro di coordinate 38.15 N, 15.18 E, lungo la costa del Golfo di Milazzo (ME). Le località più vicine sono Barcellona Pozzo di Gotto e Terme Vigliatore. La profondità ipocentrale è di circa 8 km. L'evento è stato risentito in Sicilia e in Calabria ed è stato seguito da una sequenza sismica tuttora in corso.
L'area del Golfo di Milazzo è stata interessata da terremoti storici di magnitudo media. L'evento più forte riportato nel raggio di 10 km è avvenuto nel 1717 (M 5.1). L'adiacente Golfo di Patti è comunque stato interessato il 15 aprile 1978 da un evento sismico di magnitudo moderata (M 6.1), che è l'evento sismico più rilevante dell'area. l


Salvatore Barba
Funzionario di Tuno

C.S. del 27 febbraio 2006


Terremoto in Grecia del 8 gennaio 2006

Alle ore 12:34 (italiane) dell’8 gennaio 2006 un terremoto di magnitudo Mw 6.7 è avvenuto al largo dell’isola di Citera (Kithira), nel sud della Grecia. La profondità dell’ipocentro è stata stimata intorno ai 60 km. Nelle isole più vicine all’epicentro, la scossa ha provocato panico e danni ma, nonostante l’alta magnitudo, gli effetti non sono stati fortemente distruttivi, essendo l’ipocentro in mare e a notevole profondità. L’evento è stato avvertito nettamente nell’area mediterranea fino a un migliaio di km dall’epicentro; sono stati numerosi i risentimenti anche nell’Italia Meridionale.
La regione interessata dal terremoto dell’8 gennaio è nota per essere molto attiva dal punto di vista sismico. Nella stessa zona si sono verificati, dal 1992 ad oggi, 18 terremoti con magnitudo compresa tra 5.5 e 6.5. La geodinamica di questa parte della Grecia è caratterizzata dalla “subduzione” (sottoscorrimento) della placca Africana al di sotto dell’arco Egeo, ad una velocità di circa 3 cm/anno. Questo processo genera una intensa attività sismica, caratteristica delle zone di subduzione, con terremoti fino a profondità di 200 chilometri.


Sonia Topazio
Capo Ufficio Stampa
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C.S. del 8 gennaio 2006